Joan Miró
Face
Breve descrizione
*Face* di Miró è una piccola testa astratta, realizzata in terracotta con segni neri audaci. L’opera richiama l’arte primitiva e la pittura rupestre, elementi chiave nell’estetica di Miró. Sebbene la figura sembri semplice, la sua espressione enigmatica e la sua posizione strategica nel giardino creano un gioco di relazioni con le altre sculture.



Joan Miró i Ferrà è stato un pittore, scultore e ceramista spagnolo, esponente del Surrealismo, nato il 20 aprile 1893 a Barcellona e morto il 25 dicembre 1983 a Palma di Maiorca.
Cominciò a disegnare da bambino e, nonostante avesse iniziato studi commerciali, prese lezioni private di disegno, consolidando la sua vocazione artistica. Nel 1912 frequentò l'Accademia Galí e affittò uno studio nel 1916, entrando nel mondo dell'arte e scoprendo il Fauvismo. Stabilitosi a Parigi nel 1920, fu influenzato dal Dadaismo e in seguito dall'astrazione del Surrealismo.
Ritornato in Spagna durante la seconda guerra mondiale, si stabilì a Maiorca, dove vinse numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la Medalla d'Or de la Generalitat de Catalunya e la Medaglia d'Oro delle Belle Arti.
Viaggiò molto, esponendo le sue opere a livello internazionale e creò la Fundació Joan Miró a Barcellona
Tra le sue opere più importanti si annoverano sculture, ceramiche e dipinti famosi, come la serie "La speranza del condannato".
Joan Miró si dedicò a innovazioni artistiche, come la pittura su vetro e la ceramica monumentale, e realizzò il manifesto ufficiale per i Mondiali del 1982.
Infine morì all'età di 90 anni e fu sepolto a Barcellona.
Joan Miró (Spagnolo, 1893–1983) – Face
Il piccolo ritratto astratto di Miró siede su una base di cemento piuttosto brutale, posizionato in modo perfetto che sembra far emergere la testa dal terreno. La tegola in terracotta risalta contro l'inchiostro nero, e la palette bicolore richiama le prime pitture rupestri e l'arte primitiva che tanto ispirarono Miró, la cui opera è ricca di significati simbolici. Pur non essendo chiaro chi o cosa stiamo guardando, questo ritratto animato risulta tanto seducente quanto intrigante.
"Il dipinto deve essere fertile. Deve dare vita a un mondo. Non importa se in esso si vedono fiori, figure, cavalli, purché riveli un mondo, qualcosa di vivo."
– Joan Miró
I suoi occhi distintivi, simili a quelli di un pesce, sembrano rivolgersi verso l'alto ma anche leggermente di lato, in direzione della scultura adiacente realizzata da Erwin Novak. Il posizionamento di queste due opere così vicine non è affatto casuale: Novak visitava frequentemente il giardino, e quando completò la sua scultura, Heller decise che un'opera di Miró sarebbe stata il complemento perfetto. Avvicinandoci a entrambe le opere, si percepisce una relazione giocosa, con la semplicità del volto di Miró in contrasto con la figura intricatamente dipinta di Novak.
Sia Miró che Novak hanno attraversato periodi e fasi surrealiste, sebbene nessuno dei due si sia mai limitato a un particolare movimento o etichetta. Miró sperimentò in maniera continua nel corso della sua carriera, cercando sempre di liberarsi da ogni classificazione. Pur esponendosi con i surrealisti nella seconda metà degli anni '20, egli cercò spesso di lavorare con materiali non convenzionali – come murales, ceramiche e oggetti trovati – senza affidarsi al tradizionale supporto di tela o carta.