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Pinus mugo

Pinaceae

Arbusto cespuglioso con foglie ad ago riunite in fascetti di due. I coni maschili sono nella parte inferiore dei rametti giovani e quelli femminili violacei sulla parte terminale.

Le pigne con aculei sulle squame hanno portamento obliquo od orizzontale.

Botanics in the Heller Garden - 50 Drawings by Carlson Skoluda

Fam: Pinaceae

Spe.: Pinus mugo Turra

Nome volgare: Pino mugo, Barancio, pino montano

Etimologia: Nome voluto da Antonio Turra medico e naturalista vicentino. Pinus deriva dal nome latino del pino, connesso con il sanscrito “pítu” resinoso; mugo, invece, dal diminutivo arabo “musk” muschio, un ruminante dotato di ghiandola odorifera e da qui prende il significato di aromatico, muschioso.


Descrizione: Arbusto cespuglioso con rami prostrati e ascendenti verso l'apice, può raggiungere un’altezza di due cinque metri. il tronco principale è eretto ma ha la caratteristica di formare una serie di tronchi secondari, più o meno prostrati. La corteccia grigio-bruna con l'invecchiamento diventa squamosa. Le foglie aghiformi sono riunite in fascetti di 2 e persistono 3÷9 anni. Sono leggermente ritorte, finemente dentate, robuste e pungenti, di colore verde scuro, progressivamente più corte verso l'apice del ramo.

I fiori maschili raggruppati in “spighe” di coni oblunghi nella parte inferiore dei rametti giovani sono gialli. Quando il polline, abbondantissimo matura diventano marroncini. I piccoli coni femminili, riuniti sulla parte terminale dei nuovi germogli sono di un bellissimo colore violaceo o purpureo hanno forma che ricorda il piccolo frutto che verrà.

Le pigne di forma conico-ovoidale sono solitari o raggruppati in verticilli di 2÷4 elementi. Hanno portamento per lo più obliquo od orizzontale e maturano durante il terzo anno di età. Sono quasi privi di peduncolo, bruni, con aculei sulle squame, lunghi 3÷5 cm e contengono piccoli semi scuri, muniti di ala.


Habitat: rilievi montani dell'Europa e dell'Asia

Proprietà ed utilizzi: veniva impiegato per ricavare utensili da cucina e per cerchiare le botti. Le piccole dimensioni dei tronchi, ne permettono l'utilizzo solo per piccoli lavori o come combustibile. Il legno delle radici, e quello resinoso, dei rami veniva usato in passato per fare fiaccole.

Veniva altresì utilizzato per la produzione di resina con la quale si preparavano unguenti utili nelle forme reumatiche e nelle malattie polmonari. Si praticavano, alla base dei fusti, tagli rettangolari e profondi e veniva applicato un raccoglitore concavo che raccoglieva la resina in una ciotola. La ferita del tronco successivamente si cicatrizzava formando un callo nella corteccia. Questa tecnica è stata abbandonata, ora si pratica la distillazione degli aghi e dei piccoli rami, ricavandone il "mugolio", olio essenziale odoroso, utilizzato come balsamico e antinfiammatorio.


Note e Curiosità: Molto resistente al freddo, trattengono la neve, impedendo in questo modo la formazione di valanghe. È l’unica forma di pino montano presente sugli Appennini. Gli esperti forestali usano P. mugo per proteggere le piante giovani di alberi più “preziosi”, come P.silvestre. Piantato tra questi, offre protezione e impedisce alle piante spontanee di soffocare, sviluppandosi, gli alberi più giovani.

Nel paesaggio dolomitico e nelle Alpi centro-orientali Pinus mugo è sempre accompagnato da specie che amano i suoli calcarei come i Rododendri; raramente compare anche su substrati silicei.

Diverse varietà nane di Pino montano sono piante ideali per i giardini rocciosi perché capaci di mettere radici e svilupparsi persino sulle pietraie. Qui nel giardino botanico Heller lo si può trovare nell’aiuola dedicata alla flora alpina, abbarbicato ai tre distinti, isolati ma ravvicinati blocchi rocciosi di natura calcarea che simulano le tre cime di Lavaredo,. orgoglio del dentista e botanico austriaco Arthur Hruska.

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